Onorevoli Colleghi! - L'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con risoluzione 217 A (III), il 10 dicembre 1948 adottava e proclamava la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. La Dichiarazione universale è il primo atto internazionale contenente, nei suoi trenta articoli, un elenco organico di diritti fondamentali. Essa è all'origine del diritto internazionale dei diritti umani, costituito da convenzioni giuridiche le quali, richiamando espressamente la Dichiarazione universale, la promuovono al rango di «fonte delle fonti» del nuovo diritto panumano. Nell'incipit del suo preambolo, è proclamato che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo».
      Nella Dichiarazione sono enunciati, oltre ai diritti civili e politici, anche i diritti economici e sociali, alla luce del principio della loro interdipendenza e indivisibilità.
      Nella Dichiarazione universale figura un articolo di portata strategica, l'articolo 28, che definisce il concetto di «pace» partendo dai diritti fondamentali della persona: «Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati». È il concetto di «pace positiva», intesa non soltanto come assenza di guerra, ma soprattutto come azioni di

 

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cooperazione e di solidarietà da realizzare, senza soluzione di continuità, dalla città e dal villaggio fino al mondo. La Dichiarazione universale addita «l'insegnamento e l'educazione» quale strada maestra per il rispetto dei diritti umani.
      A sessant'anni dalla proclamazione della Dichiarazione universale, la realtà istituzionale dei diritti umani internazionalmente riconosciuti risulta organizzata in un «sistema universale», gestito dalle Nazioni Unite, e in «sistemi regionali», gestiti nella sfera operativa di organizzazioni regionali quali il Consiglio d'Europa, l'Organizzazione degli Stati americani, l'Unione africana, la Lega degli Stati arabi. Questi sistemi operano sulla base del «nuovo» diritto internazionale, che ha radici nella prima parte della Carta delle Nazioni Unite e le cui fonti principali sono costituite, oltre che dalla Carta delle Nazioni Unite, dalla Dichiarazione universale, dai due Patti internazionali del 1966, dalle successive convenzioni giuridiche a raggio di operatività mondiale (tra le quali quelle contro la discriminazione razziale, contro la discriminazione nei riguardi delle donne, contro la tortura, sui diritti dei bambini, per l'abolizione della pena di morte), dalla Convenzione europea sui diritti umani del 1950, dall'analoga Convenzione interamericana del 1979, dalla Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli dei 1986, nonché dalle convenzioni giuridiche regionali riguardanti categorie di diritti o di persone particolarmente vulnerabili.
      La complessa normativa sopranazionale dei diritti umani è monitorata da una rete di appositi organismi di tutela sia giuridica sia politica dei diritti umani. Con raggio di operatività mondiale si segnalano in particolare il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, i Comitati indipendenti delle Nazioni Unite preposti a controllare l'applicazione delle convenzioni internazionali, i tribunali penali internazionali per la ex Jugoslavia e il Rwanda, la Corte penale internazionale. Sul piano regionale sono in funzione: tre corti regionali dei diritti umani (europea, interamericana, africana); il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa; l'Alto Commissario per i diritti delle minoranze dell'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa; il Comitato per i diritti umani della Lega araba. Operano inoltre capillarmente reti permanenti di monitoraggio e di osservazione delle organizzazioni non governative, nonché migliaia di «monitori» all'interno delle molteplici, ricorrenti operazioni internazionali di pace realizzate dalle Nazioni Unite e da altre istituzioni internazionali.
      Quanto sta avvenendo sia nel sistema universale sia nei sistemi regionali dei diritti umani è ancora scarsamente conosciuto.
      La celebrazione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale, prevista dalla presente proposta di legge, si pone l'obiettivo di utilizzare la ricorrenza di questo evento fondamentale nella storia della comunità internazionale per stimolare una riflessione approfondita e un esame dello stato attuale della promozione e della protezione dei diritti umani nel mondo, per favorire ulteriori progressi nel riconoscimento e nella tutela di questi diritti e per intensificare l'informazione e l'educazione in questo campo. Culmine della celebrazione sarà la giornata del 10 dicembre 2008, giorno della ricorrenza dell'adozione della Dichiarazione universale.
      A tutti i Governi viene chiesto di identificare o di creare le opportune strutture e di predisporre programmi nazionali che assicurino il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, dei Parlamenti, delle istituzioni accademiche e culturali, degli enti locali e regionali, delle scuole e della società civile nel suo insieme.
      Per quanto concerne il nostro Paese, occorre promuovere al più presto i provvedimenti necessari per dotare la celebrazione di un'adeguata struttura, di uno specifico programma e dei necessari mezzi finanziari.
      Il Ministro competente è quello per i diritti e le pari opportunità, il quale agisce di concerto con i Ministri degli affari esteri
 

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e della pubblica istruzione. Il Ministro per i diritti e le pari opportunità istituisce il «Comitato nazionale per le celebrazioni del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei dritti dell'uomo», del quale fanno parte, oltre ai rappresentanti degli altri Ministeri interessati, anche i rappresentanti dei due rami dei Parlamento, degli enti di governo locale e regionale, in particolare del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, delle università che hanno istituito centri specializzati sui diritti umani e corsi di laurea in materia, delle organizzazioni sindacali e delle organizzazioni non governative.
      Per quanto concerne il programma, spetta al Comitato stesso elaborare un ampio e articolato progetto, rispondente all'obiettivo della celebrazione. Le finalità sono essenzialmente quelle di:

          a) promuovere la conoscenza della Dichiarazione universale e del diritto internazionale dei diritti umani nelle scuole di ogni ordine e grado e nella pubblica amministrazione;

          b) promuovere l'insegnamento dei diritti umani a tutti i livelli educativi;

          c) contribuire a una maggiore consapevolezza pubblica delle questioni relative ai diritti umani, attraverso attività quali l'informazione, l'educazione, la formazione e la ricerca;

          d) promuovere la ratifica delle convenzioni internazionali sui diritti umani alle quali l'Italia non ha provveduto a dare esecuzione;

          e) sostenere la creazione e lo sviluppo di istituzioni nazionali indipendenti per la promozione e la protezione dei diritti umani;

          f) promuovere un attento esame dello stato di attuazione in Italia delle norme internazionali in materia di diritti umani.

      In aggiunta alle cerimonie ufficiali il programma comporterà dunque: attività di formazione e di educazione; produzione e diffusione di materiale informativo e scientifico; progetti congiunti con le istituzioni delle Nazioni Unite operanti in Italia aventi attinenza con i diritti umani; esame e promozione di possibili progressi nel nostro Paese, quali, ad esempio, ratifiche di accordi internazionali ancora non resi esecutivi, rafforzamento dell'insegnamento dei diritti umani nelle scuole e nelle università; appositi programmi sui mezzi di informazione, in particolare per quanto riguarda il servizio pubblico radiotelevisivo; raccordo con le organizzazioni non governative operanti nei diversi settori dei diritti umani; attività pubblicistiche attraverso i mezzi di informazione e di comunicazione.
      Al fine di assicurare lo svolgimento delle attività e dei servizi connessi alla celebrazione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che si svolgerà nel 2008, è prevista la spesa di 500.000 euro per l'anno 2007 e di 1.500.000 euro per l'anno 2008. Il Comitato, non appena sarà formalmente costituito, delibererà un programma articolato delle iniziative e delle manifestazioni di celebrazione della ricorrenza. Le spese per il funzionamento del Comitato sono state contenute a vantaggio delle spese per la realizzazione degli interventi.

 

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